URYEN, Il Vento del Profondo

Lo spirito guida di questa tribù Dryma è Uryen, il "Vento del Profondo". Si tratta sostanzialmente di uno spirito sotterraneo, che alberga sotto la montagna sacra nota come "montagna dei mille occhi" ed incarna il vento sotterraneo, che spira nelle profondità della terra, ed è considerato, in qualche forma, come il "respiro della terra", il "respiro del mondo". Sotto la montagna sacra agli sciamani di questa tribù si aprono infatti abissali caverne sotterranee, un enorme labirinto naturale di cunicoli insidiosi, caratterizzati dalla presenza di grandi cristalli naturali che splendono alla luce (i "mille occhi" appunto, in quanto di solito gli sciamani li considerano occhi di Uryen).
Nelle aree più profonde di queste caverne naturali spira un vento gelido, che soffia tra le rocce e sembra dipartirsi dal ventre del mondo: questo è Uryen.

A differenza degli altri spiriti-guida Uryen, spirito del vento e della roccia, non è possessivo, né geloso, ma anzi è piuttosto distaccato dal mondo, evenescente e poco presente.
Egli appare solo ai saggi in grado di scorgerlo, ha diverse, elusive, forme.
Uryen è, per i Dryma, lo spirito della conoscenza, i suoi sciamani sono noti come i sapienti del popolo, i loro seguaci sono considerati gente saggia ed avveduta. Egli dona il potere della conoscenza e della veggenza: molte immagini prendono forma nelle profondità della caverna dei mille occhi ed egli parla nel cuore di chi sa ascoltarlo.
Questo è un potere poco visibile, ma enormemene potente.
Gli insegnamenti di Uryen sono molto peculiari. Egli è uno spirito freddo, antico come la terra e immutabile come la roccia, ma al contempo estremamente razionale ed intelligente.
Uryen promette ai suoi seguaci di mostrare loro una più profonda e vera realtà, e soprattutto di farlo fugando tutte quelle false "illusioni" che provengono dal mondo "caldo" e "falso" dei colori e della superficie: la sciocca vanagloria, l'inutile ira, l'inebriante passione...

Egli è il vento sotterraneo della razionalità ed i suoi sciamani in particolare guadagnano il potere di fugare qualsiasi emozione umana dai loro cuori, usando solo il puro raziocinio per valutare gli eventi e ponderarli nella loro "reale" condizione, per avere "visioni" che li avvicinano alla vera conoscenza, senza mai farsi influenzare da istinti ed umane passioni. In particolare la paura è una passione negativa e disdicevole, per questo la tribù che venera Uryen è nota anche come "I Senzapaura" o "Il Popolo della Montagna".
La grande caverna dai mille occhi è, inoltre, decorata da migliaia e migliaia di pitture rituali, incise dagli sciamani di Uryen nel corso dei secoli.
A Uryen sono sacri due elementi: il vento e la pietra. Il vento rappresenta in qualche modo la "leggerezza" del pensiero e del raziocinio, la pietra la sua immutabilità ed eternità.

Raffigurazione: un cristallo di rocca.

Caratteri: raziocinio, conoscenza, veggenza, coraggio, freddo, vento, roccia.

Attività 'predilette': la pittura murale.


Relazioni con le altre Tribù

Tribù Bahel "Rappresentano l'anima forte e ancestrale del nostro popolo. Il loro patrono è uno spirito animale, sanguinario e tirannico, ma dona ai suoi seguaci vita e forza. Hanno un loro scopo nell'ordine cosmico, ma sono pericolosi."
Tribù Thrangar "Rispettaibili ed onorevoli, ragionevolmente disposti a comportarsi con raziocinio. Affidabili ed efficienti, il loro patrono cammina nelle ombre come il grande Uryen."
Tribù Yerba "Cercano la saggezza per una via contorta. Essi scrutano nella parte più nascosta e impronunciabile dell'animo umano. Grande e temibile è il loro potere, quasi quanto la loro follia. Se non fosse uno spirito pericoloso e lunatico a guidarli potrebbero raggiungere grandi traguardi, ma probabilmente coveranno solo la perdizione per sé stessi e per gli altri dato che coltivano le emozioni e le passioni invece di tenerle a bada."


Consigli di Interpretazione

I seguaci del vento del profondo ricordano sia i selvaggi "mistici" che i "monaci orientali" al contempo. La loro disciplina di auto-controllo e abnegazione può ricordare quella di un monaco Taoista. Essi credono che sia virtù evitare le passioni del mondo e interagire con qualsiasi cosa essi facciano nella vita (artigiani, sciamani, guaritori o guerrieri che siano) con assoluto raziocinio e senza farsi influenzare dalla passionalità.



Nascita

E' usanza che alla nascita di ogni nuovo membro Uryen, l'Oracolo in persona pratichi un rito sciamanico sul neonato, in modo da comprendere attraverso quale strada muoverà i suoi passi il nuovo arrivato.
Nel caso degli Sciamani e dei Mano del Vento, il neonato verrà portato via dalla famiglia subito dopo il rito, in modo da poter crescere ed educare adeguatamente i nuovi giunti al ruolo che ricopriranno, una volta diventati adulti.
Nel caso dei Figli del Vento e degli Artigiani, i genitori hanno facoltà di decisione, anche se solitamente in età quasi adulta i figli vengono comunque donati all'Oracolo per sostenere ed aiutare i guardiani e gli sciamani nei pressi della Montagna Sacra.
Il rito consiste nel disegno di un simbolo sciamanico sulla fronte e all’altezza del cuore del neonato, mediante una mistura ottenuta amalgamando polvere di cristallo e di pietra ad acqua di sorgente che sgorga dalla Montagna Sacra; gli sciamani Uryen praticano questo rito per avvicinare spiritualmente i nuovi membri allo Spirito guida, in segno di buon augurio alla vita che verrà.



Vita

La vita degli Uryen è molto semplice ed al tempo stesso molto diversa per ogni membro della tribù. Non avendo infatti una religione scritta o fondata su regole specifiche, l’interpretazione degli eventi spesso viene lasciata al singolo individuo, poiché gli sciamani (e l’Oracolo stesso) spesso sanno ma non dicono, così com’e’ per loro educazione e natura.
Ciò ha quindi generato nella comunità Uryen molte usanze individuali, spesso meglio definibili come “gesti scaramantici”, nella maggior parte dei casi.
Sta quindi ad ogni individuo sviluppare i propri metodi di preghiera, le proprie convinzioni e le proprie abitudini, dovendosi accontentare di ciò che gli sciamani lasciano intendere durante le fugaci discussioni.
Eccezionalmente, quando accadono avvenimenti particolarmente importanti per tutta la tribù, l’oracolo fissa il racconto sulle pareti della Montagna Sacra tramite delle pitture murali, con la partecipazione di tutti i membri.

Esiste solamente un evento, chiamato Akhra, che da tempo immemore unisce tutti i membri della tribù alla Montagna Sacra, ed è un evento che ricorre nel mezzo dell’inverno, quando Uryen spira maestoso e freddo come non mai, sia fra i monti, che all’interno della Montagna dai Mille Occhi. Durante l’Akhra, tutti i membri si riuniscono nella camera principale della caverna per meditare, per raccontare antiche leggende e ricordare vecchie avventure, in modo da tramandarle ai nuovi membri col passare degli anni la storia di questa antica e arcana tribù.



Morte

La morte non spaventa nessun membro della tribù Uryen; le loro menti (in particolar modo quelle degli Sciamani e dell'Oracolo) sono animate dalla sicurezza e dalla fede cieca che hanno nello spirito guida. Ciò tuttavia non implica che gli Uryen siano folli o sciocchi, il loro senso del dovere li spinge infatti a superare spesso i propri limiti, disciplina che i più anziani riescono a controllare tramite la meditazione e l'ascetismo.
Quando un membro della tribù muore, nessuna lacrima riga il volto degli Uryen, in quanto secondo il loro credo, questo sarebbe come mettere in dubbio la saggezza ed il potere di Uryen stesso. E' usanza dei senzapaura tumulare i cadaveri degli anziani (o dei membri particolarmente importanti) con un cristallo stretto fra le mani, incrociate sul petto, in quanto si pensa che il rito possa aiutare lo spirito del defunto a trovare pace nel ricongiungersi con il nuovo corpo.



Figli del Vento

I Figli del Vento sono i membri della tribù che restano più spesso lontani dalla Montagna Sacra, in quanto sono incaricati di mantenere buoni rapporti con le altre tribù; è per questo motivo che spesso sono costretti a viaggiare per giorni, restando lontani dalla Montagna Sacra anche per lunghi periodi.
L’approvvigionamento delle materie prime e del cibo necessario alla sopravvivenza della tribù è loro compito, ciò avviene sia barattando materiali con le altre tribù (il territorio Uryen è infatti ricco di pietre utili all’artigianato Dryma, spesso difficilmente reperibili dai Bahelhen e dai Thrangarhen), sia procacciandosi autonomamente ciò di cui gli Uryen necessitano nell’immediato (quindi cacciando e lavorando in aiuto agli artigiani).
Inoltre il loro ruolo è fondamentale per l’equilibrio dell’Alleanza Dryma, ed è quindi grazie alle loro doti da mediatori (accompagnate da una buona dose di autocontrollo), che vengono tenuti anch’essi in grande considerazione dalla tribù, nonostante il loro modo di vivere piuttosto inusuale agli occhi degli altri membri Uryenhen.



Mani del Vento

I protettori della Montagna Sacra, per essere riconosciuti come tali, debbono affrontare un duro allenamento, in modo da temprare sia il corpo che lo spirito.
I loro allenamenti generalmente (oltre ai normali combattimenti a mani nude) consistono sostanzialmente in tecniche che li aiutano a conoscere il dolore, per imparare col tempo a dominarlo e ad ignorarlo.
La concentrazione, la fede e un fisico allenato è ciò che serve ad un guardiano della Montagna. Pur combattendo a mani nude infatti, le Mani del Vento sono riusciti a sviluppare tecniche per rinforzare il loro corpo in modo da renderlo pericoloso al pari delle armi più letali.
L’allenamento fisico tuttavia non sarebbe sufficiente a rendere i guardiani temibili guerrieri; essi infatti passano gran parte del loro tempo a meditare, periodo in cui rifuggono ogni pensiero e cercano di svuotare le proprie menti da ogni emozione, per riuscire a controllare completamente ed in maniera fluida il proprio corpo, come se fossero guidati dal vento stesso.



Sciamani

Gli sciamani, assieme all’Oracolo, sono ritenuti i pilastri portanti della tribù Uryen, in quanto è affidato a loro l’immane peso della conoscenza reale delle cose, peso che Uryen affida (spesso solamente in parte) agli adepti saggi e meritevoli.
Essi sono infatti impareggiabili asceti, e la loro esistenza è caratterizzata dalla continua meditazione, tramite la quale cercano costantemente ed in maniera maniacale di rinnegare le emozioni, di svuotare la mente ed il cuore per poter accogliere a pieno la voce del Vento che spira gelida nella grande caverna della Montagna Sacra.
La logica ed il puro raziocinio per loro vengono al primo posto, essi quindi non lasciano intaccare il proprio cuore da emozioni come la paura, l’odio o la sete di vendetta.
Fra i loro compiti c'è quello di educare i guardiani Mano del Vento a controllare il proprio lato spirituale attraverso la concentrazione e l’autocontrollo, per poter controllare di conseguenza l’altro lato importante che caratterizza i guardiani Uryen, cioè quello fisico.
Altro compito degli sciamani, è quello di aiutare lo spirito dei fratelli defunti a raggiungere la cascata, tramite la meditazione e la preghiera.
Essi sono inoltre in grado sia di favorire la guarigione, sia di rendere più veloci e resistenti i membri della tribù (tramite misture e polveri che sapientemente hanno imparato a preparare).



Artigiani

Gli Artigiani sono coloro che si occupano della lavorazione delle materie grezze, materie che essi sanno trasformare con abilità a vantaggio di tutta la tribù; gli Artigiani infatti si fanno carico fin da subito di tutte le esigenze della tribù (dal vestiario alle armi, dagli oggetti ornamentali all’allestimento degli accampamenti).
Anche il loro compito è fondamentale alla sopravvivenza della tribù, il loro impegno viene quindi riconosciuto e sono rispettati da tutti i membri, anche se, come per i Figli del Vento, in casi estremi il loro stile di vita viene interpretato come segno di inadeguatezza o di poca fede nei confronti dello Spirito guida.